Il 23 giugno di quest’anno, i cittadini della Gran Bretagna attraverso un referendum popolare, hanno espresso la volontà di uscire dall’Unione Europea votando a favore del “Brexit“.
Nonostante gli accorati appelli di tanti economisti internazionali preoccupati delle conseguenze che una tale decisione avrebbe comportato sul piano strettamente finanziario, e le dichiarazioni di autorevoli politici che invitavano a restare nell’UE, il popolo del Regno Unito ha sancito il diritto dell’autodeterminazione, scegliendo di restare fuori dalle decisioni economiche e geo-politiche degli Stati membri dell’Unione Europea.
Boris Johnson, sindaco di Londra che si era espresso a favore dell’UE, all’indomani del voto sfavorevole, ha cercato di minimizzare l’accaduto sostenendo il ruolo attivo della Gran Bretagna che, a suo avviso, continuerà ad essere parte integrante del Vecchio Continente. Tutto questo per rassicurare il quasi 48% della popolazione anti-Brexit timorosi di un possibile isolamento del Paese e di una mancata crescita economica.
In merito all’esito del referendum, molte responsabilità sono state attribuite al premier Cameron che, non essendosi schierato in maniera netta nè a favore nè contro il Brexit, non ha fornito un’indicazione forte e chiara agli elettori, sottovalutando le gravi ripercussioni legate all’abbandono.
Il voto choc della Gran Bretagna, espressione di circa il 52% dei votanti, ha aperto nuovi scenari che hanno immediatamente coinvolto le banche (soprattutto quelle che hanno sede nella capitale) ma anche le grandi aziende e le PMI che hanno interessi commerciali nel Regno Unito.
Banchieri ed imprenditori, infatti, sono molto preoccupati dei profondi cambiamenti che potranno determinarsi nei prossimi mesi e che potrebbero generare una specie di “effetto domino” causando il progressivo disgregamento dell’Istituzione europea, a favore di spinte indipendentiste.
Quando nel mondo si verificano eventi di questo tipo, i mercati finanziari vanno in fibrillazione e le reazioni della Borsa cominciano ad essere instabili ed imprevedibili, nonostante le tempestive rassicurazioni da parte delle Banche Centrali.
Per scongiurare il pericolo della svalutazione monetaria ed il conseguente caos, subito dopo il Brexit la Banca Centrale Europea si è affrettata a tranquillizzare i correntisti affermando che, qualora ce ne fosse bisogno, offrirà i fondi necessari per finanziare tutti gli Istituti di credito in difficoltà a causa della fuoriuscita britannica.
Più prudente. ma pur sempre ottimista, la posizione della Federal Reserve (l’equivalente americana della BCE) che pur temporeggiando per analizzare l’andamento delle Borse internazionali, si è dichiarata disponibile a sostenere le banche e quindi l’intero sistema economico mondiale.
Tuttavia, i primi giorni post-Brexit, sono stati caratterizzati da un calo netto di tutti i mercati europei, con una perdita media del 7%, culminato con il crollo di quelli asiatici e con il deprezzamento dello yen e della sterlina, ai minimi storici.
Tutto questo mentre la quotazione delle materie prime tendeva al ribasso (petrolio in testa) a favore del “Gold Price” salito dell’8,1% con picchi che hanno sfiorato anche il 10% grazie alla rinnovata fiducia degli investitori sia verso i titoli su oro cartaceo ma soprattutto per l’aumento della domanda di “oro fisico” (lingotti e in particolare monete) esenti da IVA e da qualsiasi rischio di insolvenza.
Oggi tutte le principali piazze finanziarie come New York, Milano e Francoforte stanno facendo registrare quello che gli analisti chiamano l’effetto rimbalzo, cioè una rapida ripresa delle Borse con indici molto positivi rispetto solo a poche ore fa.
Con una situazione così altalenante conviene monitorare l’andamento dell’oro, uno dei pochi asset class che in questo particolare momento può garantire buone plusvalenze, soprattutto a chi possiede o intende acquistare sterline da investimento.
A tal fine, un ruolo decisivo viene giocato dalla tempestività, sia in caso di vendita che di acquisto.
E’ utile considerare che il trend al rialzo di questo periodo potrebbe non verificarsi più nel breve e medio termine, motivo per cui tutti quelli che hanno monete auree come le richiestissime sterline old sovereign hanno l’opportunità di venderle a condizioni sicuramente vantaggiose rispetto al prezzo di acquisto.
Qualora, invece, ancora sotto l’effetto Brexit il fixing dell’oro calasse vertiginosamente, potrebbe essere il momento migliore per consultare il catalogo on line delle monete preziose (fornito con le quotazioni aggiornate in tempo reale) e decidere di acquistare sterline d’oro: un investimento sicuro, destinato ad aumentare il suo valore nel tempo, finalmente accessibile anche ai piccoli risparmiatori ad un prezzo molto conveniente, se non irripetibile.